Reti e Accordi – per un Welfare inclusivo e territoriale

Segnaliamo un incontro che si terrà a Torino in data 28 gennaio pv. parte del progetto: “Mutualismo, innovazione e coesione sociale, promosso da Solidea Mutuo Soccorso del Sociale, Regione Piemonte e Secondo Welfare.

Scopo del seminario è fornire le coordinate del welfare aziendale in Italia, riflettere sulle opportunità e sulle criticità che presenta, prendendo in considerazione le più recenti indagini riguardanti la diffusione nel nostro Paese.

Il forte ancoraggio territoriale delle nostre aziende e la possibilità di attivare accordi e convenzioni specifiche con una rete multi-servizi, propongono di ampliare l’analisi e realizzare un focus sul tema del welfare aziendale territoriale.

28 gennaio 2020 – ore 9-13

Cecchi Point – Via Cecchi, 17 Torino

Per iscrizioni: www.mutuosoccorsosolidea.org/secondowelfareperprimi/iscrizioni

SANITA’ MALATA – 500mila italiani non hanno i soldi per le medicine

Ogni persona in Italia spende in media 816 euro all’anno per curarsi, mentre la fascia più povera ha un budget di appena 128 euro all’anno. Questo dato emerge dal 7o rapporto dell’Osservatorio sulla Povertà Sanitaria (Fonte Leggo – 5 dicembre 2019).

Nel 2019  oltre 470mila italiani hanno visto nella farmacia un luogo al di fuori delle proprie possibilità economiche e hanno tagliato le spese sanitarie.

Di conseguenza, le richieste agli enti di assistenza sono aumentate del 4,8% rispetto al 2018. Tra i più richiesti sono i farmaci per il tratto alimentare e metabolico, per l’apparato muscolo scheletrico, per quello respiratorio e per il sistema nervoso.

La prevenzione è il primo costo ad essere tagliato. Questo comporta che le famiglie con minori possibilità economiche siano costrette a spendere in farmaci non compresi dal Servizio sanitario nazionale il 65% del proprio budget sanitario, mentre le famiglie che possono effettuare più controlli e misure preventive spendono in medicinali il 42% delle loro spese mediche.

In questo quadro poi, le famiglie con figli minorenni risultano le più penalizzate.

Il Rapporto sottolinea che i servizi odontoiatrici sono i più emblematici. In questa Italia divisa in fasce più povere c’è chi spende solo 2,19 euro al mese in media per le cure dentarie, contro i 32 euro mensili medi per le altre famiglie.

Confartigianato Lombardia: il welfare aziendale è un volano di crescita

Confartigianato Lombardia organizza per il 4 dicembre un convegno perchè il benessere dei lavoratori è un affare per tutti.  “I benefici non rimangano appannaggio solo delle imprese più grandi, ma possano davvero essere accessibili a tutte le imprese (Fonte AIWA – E. Massetti Presidente dell’Associazione di Brescia e Lombardia).

Ci sono numerosi vantaggi, derivanti dall’adozione di politiche di welfare, che permettono ad imprese e lavoratori di beneficiare di importanti agevolazioni fiscali e contributive attraverso l’erogazione di una parte della retribuzione in beni e servizi che si traducono in :

  • risparmio per l’azienda (-33%);
  • maggiore potere d’acquisto per i dipendenti (+56%). 

Spetterà agli “interessati” avviare un percorso di formazione ed informazione, promuovendo, attraverso specialisti, la conoscenza dei servizi.

Il rischio è che si crei un gap tra le aziende più grandi e strutturate, che stanno consolidando le buone prassi di welfare, e quelle più piccole.

Le ragioni del successo del welfare aziendale

La diffusione del welfare in Italia è così significativa da potersi definire inarrestabile: un fenomeno che non può essere spiegato solo con l’arretramento del welfare pubblico e i positivi provvedimenti legislativi in materia (Fonte AIWA – E. Massagli).

La crescita del welfare aziendale è oramai un dato certo, tanto tra le grandi quanto tra le piccole imprese, sia al Nord che al Sud Italia, nei settori industriali così come in quelli dei servizi. Non c’è giorno senza nuovi accordi, con soluzioni sempre più adeguate ai bisogni dei dipendenti. Oltre 100mila imprese coinvolte, quasi 2,5 milioni di lavoratori con un piano di welfare del valore medio di oltre 700 euro pro capite.

Questi numeri non possono essere giustificati solo da opportunismo fiscale. Certamente le aziende hanno un occhio al bilancio, però a questo si affianca sempre più una maggiore coscienza dei benefici derivanti dall’introduzione di un piano di welfare. 

E’ in forte aumento il numero di coloro che ritengono che sia cambiata la natura del rapporto di lavoro in tutto il mondo occidentale e che il welfare ne sia prova e conseguenza. “Abbiamo tanti segnali di questa rivoluzione in atto: mutamento delle professioni, la crescita del lavoro a distanza, la nascita di nuovi lavori e la tecnologizzazione di quelli tradizionali.” La retribuzione smette di essere solo monetaria e comincia a ricomprendere, per volontà congiunta di impresa e lavoratore, dei beni e dei servizi.

I benefit più originali proposti dalle aziende

Ci sono benefit di grande appeal, come il telefono o l’auto aziendale, ma anche benefit originali che migliorano la vita dei propri collaboratori dentro e fuori dall’ufficio.

Le forme retributive basate su benefit aziendali riducono il cuneo fiscale, ovvero la differenza tra il costo per l’azienda ed il netto incassato dal dipendente. Inoltre, il nostro TUIR (testo unico delle imposte sui redditi) prevede che qualsiasi bene o servizio entro i 258,23 euro non concorre a formare il reddito del dipendente.

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Scegliere un posto di lavoro: missione dell’azienda e benefit contano più dei soldi e del prestigio

Non più soltanto i soldi ed il marchio per il quale si lavora, ma “mission” e la possibilità di incassare benefit per sè e la propria famiglia.

Secondo una ricerca di quest’anno (Fonte Repubblica.it – Future of Hiring di Page Group, società specializzata in selezione del personale) è questo il mix che interessa i candidati ad un posto di lavoro, quando possono scegliere tra diverse offerte.

Dallo studio è emerso che per l’80% dei lavoratori è fondamentale lavorare in un’azienda responsabile. Ovviamente l’essere responsabili riguarda sia le iniziative rivolte alla società, sia le azioni concrete a supporto dei propri dipendenti. 

Se si parla del proprio equilibrio familiare, tra i dipendenti prendono sempre più piede “l’assistenza medica per sè e per i propri familiari (77,5%), un piano pensionistico integrativo (70,9%), la possibilità di usufruire di un periodo di interrruzione lavorativa (67,8%) e una polizza sulla vita (62,8%)”.

I candidati sono accomunati dalla ricerca di una realtà lavorativa in cui la corporate social responsability rappresenti la base che sostiene l’intera struttura. Un’azienda che si preoccupa del prossimo, sia vicino che lontano, avrà certamente successo perchè guadagnerà punti in reputazione, che sappiamo è sempre più importante.

Per i premi di risultato, prelievo al 10% o cambio con benefit

Sono interessati alla compilazione del rigo RC4 del modello, destinato alle somme per premi di risultato e welfare aziendale, i dipendenti del settore privato che nel 2018 hanno percepito retribuzioni premiali derivanti da contratti collettivi aziendali o territoriali fino a 3mila euro pro-capite. L’importo è elevato a 4mila euro solo in caso di coinvolgimento paritetico dei lavoratori nell’organizzazione del lavoro, limitatamente ai contratti stipulati fino al 24 aprile 2017. (Focus- IlSole24Ore)

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Opinioni sul welfare e Piattaforma

I pacchetti di welfare aziendale sono ancora al centro di accese discussioni tra chi ritiene che sia di grande beneficio al sentiment dei dipendenti e chi invece preferirebbe direttamente un aumento in busta paga, magari corrispondente proprio all’importo che l’azienda spende per i servizi offerti. Indubbiamente, se i dipendenti potessero scegliere tra un pacchetto di servizi e un aumento della busta paga corrispondente a quanto l’azienda spende per il welfare, molti sceglierebbero la seconda. Un aumento in busta paga rappresenta comunque un benefit e il dipendente ha la possibilità di spenderlo come vuole.

Tuttavia, una corresponsione in busta paga, sebbene apprezzatissima, non è quantificabile come welfare (benessere – per migliorare la qualità di vita), perchè psicologicamente sarebbe considerata nella soglia di reddito mensile e magari spesa per gli acquisti ordinari della casa e non per altri servizi aggiuntivi come può essere un biglietto di teatro, la palestra, un cinema. (Soldi Oggi)

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Soci non clienti: il contributo del mutualismo al welfare

Oltre 500 le Società di mutuo soccorso attive in Italia, in crescita rispetto al 2016. 63% è la percentuale del raccolto 2017 ritornato ai soci, per le mutue attive in ambito sociosanitario. (tratto da Vita #5 – S. De Carli)

Il mutualismo oggi è una chiave di volta della sanità integrativa, ma è importante rimarcare i valori e le radici storiche, a partire dal fatto che le persone non sono clienti ma soci e dalla creazione di un valore sociale aggiunto.

Le società di mutuo soccorso (SMS) sono enti del Terzo settore: significa ad esempio che dei 223 milioni di euro raccolti dai contributi associativi nel 2017 tra quelle attive in ambito sociosanitario, il 63% è tornato ai soci, che l’assistenza è garantita per tutta la vita, che le cariche sono elettive ed i soci partecipano alla “governance” della mutua.

Un altro elemento da evidenziare è l’impegno delle SMS attive in ambito sociosanitario sul versante culturale: quasi il 50% di esse fa anche attività di animazione del territorio (creando convenzioni specifiche) e spesso di educazione e di prevenzione, lavorando sugli stili di vita, l’alimentazione, il well being … tutte attività che portano a ridurre quel consumismo sanitario tanto diffuso.

Il 40% circa dei soci delle mutue viene da una convenzione aziendale, un dato che fa capire la capacità di intercettare le trasformazioni in atto del welfare aziendale, rendendosi player interessanti anche per il profit.

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